
LA DISUNITA’ DELLA SINISTRA (di Claudio Taccioli)
Date: 18 settembre 2016Author: Brescia Anticapitalista1

Nel sacrario militare di Saragozza sono sepolti i caduti italiani nella guerra civile spagnola. Per qualcuno di loro, nella rivoluzione spagnola.
Ci sono, fra gli altri, i militanti delle Brigate Internazionali e delle Colonne anarchiche, libertarie e eretiche.
Due tombe ricordo:
– Quella di Camillo Berneri (anarchico e fondatore, nel 1936, a Barcellona, del giornale “GUERRA DI CLASSE”).
– Quella di Guido Picelli (fondatore, nel 1921, degli ARDITI DEL POPOLO. Comandante di una Colonna del POUM).
PICELLI FU ASSASSINATO IL 5 gennaio 1937. BERNERI, il 5 maggio 1937.
L’unità della sinistra in natura “socio-politica”, non esiste. Meglio sarebbe dire: l’unità delle sinistre. Perché, al di là delle semplificazioni retoriche e giornalistiche, non c’è mai stata un’unica sinistra capace di rappresentarsi in modalità univoche.
Tante espressioni rappresentative dell’ideale storico di liberazione dell’umanità dal dominio del capitale. Differenti, conflittuali, contraddittorie sempre; unite mai.
A dirla tutta, torrenti e fiumi e mari di sangue a dividere sempre le sinistre. Come se non bastasse il “tallone di ferro” del nemico di classe; senza scrupoli nel massacrare chi si avvicinava e si avvicina troppo al luogo del potere dato e costituito dalle superiori leggi del profitto e dell’avidità.
Un’unica classe, certo, quella degli sfruttati, dei dannati, degli emarginati, degli iloti di sempre. L’umanità nel suo complesso, in definitiva. Regolamentata dalla “superiorità” ideologica del sistema economico sociale deciso dal capitale. Controllata dal suo apparato repressivo; benevolo e violento, a seconda delle urgenze e degli equilibri da determinare.
Eppur, malgrado la naturale disunità, la condizione materiale degli sfruttati si è mossa. E’ migliorata fino a livelli inattesi, almeno, in parti diseguali di mondo. Ha sfiorato, addirittura, il potere; per ricadere, subito, in una vertigine ancor più tenebrosa, se possibile.
Le classi subalterne hanno dato, danno prove di straordinaria energia. Migliorando, nel loro agitarsi sociale, le condizioni complessive dell’umanità intera. Tanto più, quando si dimenticano di appartenere al “partito”, all’”organizzazione”, all’”associazione”. Con più capacità,quindi, nell’espressione di sé come classe; in coscienza e in volontà e in agire diretto.
Lontani dall’idea di egemonia da imporre a ogni altro che non sia già egemonizzato o creatore stesso dell’idea superiore in quanto “scientifica”; da somministrare, ad ogni costo, per il bene generale. Così che ogni diversa egemonia, di ogni differente “partito” e “organizzazione” e “associazione”, deve andare, per la salvezza collettiva, a sovrapporsi a quella degli altri. Veri “nemici del popolo”, infami, sabotatori, spie e folli deliranti da distruggere; come passaggio chiave per meglio affrontare il nemico della classe. Quella classe che voglio rappresentare in quanto “migliore” e sono determinato a unificare nella “MIA” egemonia organizzata perché è più bella e scientifica di ogni altra.
L’egemonia da far prevaricare direttamente e senza morale (come nel caso degli “stalinismi”, per semplificare) o da imporre, comunque, con le modalità subdole della maggior forza necessaria; organizzata nelle burocrazie di controllo, grandi, articolate o minuscole che siano. Una forza dotata degli strumenti superiori della diffusione generalizzata del pensiero.
Ne deriva che la scelta “scientifica” di chiudersi nel “partito”, nell’”organizzazione”, nell’”associazione, per meglio organizzare le tattiche, le strategie e le forze della classe subalterna e per imporre la propria egemonia a ogni altro, diviene il limite, il freno vero alla possibilità di azioni unitarie delle sinistre in azione. Della classe, quindi!
Nel mentre che le differenze egemoniche si accentuano, crescono, con proporzione crescente, le difficoltà di vita della classe subalterna; indifesa e alla mercè dell’avversario. Fino a dare per scontata, per contrasto, la vittoria definitiva dei ricchi del mondo.
Abbandonati dietro il proprio calendario organizzativo, le proprie lotte di egemonia settoriale, si perdono di vista i confini ridisegnati del più esteso conflitto di classe.
Ma le difficoltà crescenti di vita, lo sfruttamento bestiale nei luoghi di lavoro, la violenza contro i territori e l’ambiente, riguardano tutti gli esseri umani; siano essi iscritti o meno a questa o quella organizzazione, egemone per luogo o settore produtticvo. Più o meno combattiva.
Nel contempo, si va approfondendo la ripartizione del mondo fra le egemonie vere delle classi dominanti. Fiumi impetuosi di umanità sono obbligati alla fuga, alla migrazione. A ingrossare, inconsapevoli, eserciti di lavoro di riserva. Perché divenga ben chiaro a chiunque che l’umica via al progresso e alla sopravvivenza della specie è determinata dal lavoro sfruttato. Per chi non si adegua scatta la sostituzione e la repressione più o meno legalizzata. In realtà, sempre giustificata, in ultima istanza, visto che lo Stato portavoce degli interessi di classe, legifera le leggi necessarie allo scopo del controllo. Ciò che era sbagliato ieri, diviene giusto e sacrosanto appena il controllo dominante del profitto viene messo in discussione; pur marginalmente.
L’egemonia dichiarata scientifica appare, sempre più, come il vero ostacolo all’unità dei poveri nelle lotte indispensabili e giuste che intraprendono per il loro diritto alla vita. Ce ne rendiamo conto quando ogni settimana ci troviamo a batterci per resistere a fianco di questa o quella famiglia proletaria, sfrattata per la colpa di essere povera. O davanti ai cancelli di un magazzino, di una fabbrica. O in un territorio violentato dal progetto disumano di profitto crescente.
Ci sono, di solito, militanti “bastardi” di ogni storia: comunisti, anarchici, incollocabili e inclassificabili. Uniti nella pratica dell’agire diretto che conquista risultati di miglioramento e di difesa delle condizioni materiali di vita dei proletari. In quanto perseguono questo unico obbiettivo; senza curarsi dei vantaggi parziali ottenuti dal “partito”, dall”organizzazione”, dall”associazione”. Dal leader e dalla sua burocrazia.
Nessuna panacea, nessuna erba miracolosa o alcun consiglio terapeutico per l’unità.
Solo una precisa intimazione: SCIOGLIETEVI! FATELO NELLE LOTTE, minuscole o grandi che siano, CHE VIVONO DELLA VOLONTA’ E DELL’ENERGIA ESPLOSE DALLE INDISPENSABILI NECESSITA’ DI VITA.
Diventate i rivoli che siete, ma fatelo in conflitto permanente. Fino a confluire nel MARE MAGNUM della lotta di classe agita direttamente dai proletari senza bandiere; se non quella antica e perenne della liberazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’abbattimento di ogni rappresentazione di potere (Stato o partito che siano) che soffoca e costringe l’essere umano.
SCIOGLIETEVI e venite a battervi ovunque ci sia un conflitto nascente o una contraddizione. A fianco e non a guida, per “superiore” conoscenza, degli sfruttati, dei dannati, dei subalterni.
SCIOGLIETEVI oppure rimanete quel poco e ridicolo che siete; ma non venite più a ossessionarci con l’unità impossibile; ovvero: com’erano belli i tempi che furono.
Un’informazione: qui ci si continua a battere con chiunque ci sta. Comunista, anarchico, cobas o quello che sia. L’unità la facciamo nell’azione; tutto il resto è noia!

BERNERI e PICELLI furono trucidati dall’egemonia stalinista e dalle sue “superiori” esigenze di potere e di unità ad ogni costo, a esso vincolata!
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