La morale immanente dei miti è diametralmente opposta a quella che noi professiamo al giorno d’oggi. Essa ci insegna che l’affermazione secondo cui «l’inferno sono gli altri» – affermazione che ha avuto vasta risonanza fra noi – non costituisce un asserto filosofico, ma una testimonianza etnografica su una civiltà. Infatti, siamo stati abituati fin dall’infanzia a temere l’impurità al di fuori di noi.
Invece, quando proclamano che «l’inferno siamo noi», i popoli selvaggi ci danno una lezione di modestia che ci auguriamo di essere ancora in grado di capire. In questo secolo in cui l’uomo si accanisce nel distruggere innumerevoli forme di vita, dopo aver distrutto molte società la cui ricchezza e diversità costituivano da tempo immemorabile il suo più splendido patrimonio, è più che mai necessario dire, come fanno i miti, che un umanesimo ben orientato non comincia da se stessi, ma pone il mondo prima della vita, la vita prima dell’uomo e il rispetto degli altri esseri prima dell’amor proprio.
Né va dimenticato che, essendo comunque destinato a terminare, nemmeno un soggiorno di uno o due milioni di anni su questa terra può servire da scusa a una qualsiasi specie, anche alla specie umana, per appropriarsi del nostro pianeta come se fosse una cosa e per comportarvisi senza pudore e senza discrezione”.
Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola