
La situazione.
Partiamo da una convinzione fondamentale che supponiamo sia comune: il sistema vigente delle produzioni energetiche, industriali ed agroalimentari intercontinentali, i trasporti pesanti per terra, cielo e mare, i consumi di prodotti rapidamente obsoleti, gli sprechi di ogni genere stanno distruggendo il pianeta.
Il pianeta è la terra, l’aria vitale, i paesaggi che ci circondano, la vegetazione, gli animali ed infine anche noi, artefici di molti mali collettivi. Nonostante questo furore produttivo, questa abbondanza bulimica, questi sprechi insensati, la maggioranza degli esseri umani sono poveri, sfruttati, oppressi, ammalati ed a beneficiarne realmente sono pochi privilegiati, cittadini di poche nazioni ad avvanzato sviluppo capitalistico,industriale e finanziario.
I soli diritti che contano veramente sono quelli che difendono la proprietà privata e la libera circolazione internazionale delle merci e dei capitali. I diritti delle persone sono calpestati.
Anche i poteri decisionali sono tutti in mano alle oligarchie plutocratiche e le democrazie repubblicane sono diventate un simulacro dove i cittadini non decidono nulla e dove sono sempre più numerosi gli aventi diritto che non vanno più a votare.
Gli sbarramenti elettorali alti allontanano, inoltre, ogni tentativo di costruire un’alternativa da parte di cittadini che, riuniti in partiti, mirano ad un cambiamento profondo del sistema sociale, economico, ecologico e partecipativo.
Alla fine, anche i poveri e gli sfruttati, non avendo più partiti utili per cui votare, finiscono per cedere, in gran parte, alle sirene dei partiti reazionari che indicano loro i falsi colpevoli dei loro mali: i dipendenti pubblici, i migranti ed i “comunisti” che li difendono, .
La rassegnazione o la riscossa
Perché, allora, non tentare tutto il possibile per uscire da questa situazione mortifera? Come possono essere accettabili i particolarismi ideologici, le diffidenze, i vecchi rancori, le difese dei propri orticelli improduttivi?
Intanto, mentre rossi e verdi fanno melina, la destra xenofoba e nazionalista (Lega + FDI + Casapoud) è proiettata verso il 40% dagli ultimissimi sondaggi. Nel 2013 per la Camera i risultati erano stati Lega: 4,09% e FDI 1,96%, CasaPound nulla. https//elezionistorico.gov.it
Si tratta di soli nove anni addietro, non del 1927. Se questa tendenza dovesse continuare alle elezioni del 2028, la destra dura potrebbe avere la maggioranza assoluta.
In queste condizioni non entrare, tutti uniti, in una resistenza attiva è un suicidio politico (eppure già nella bandiera del CNL vi erano il verde, il bianco ed il rosso).
Il PD ed il M5s, allora, non sarebbero partiti sociali ed ecologisti? Ognuno farà, in merito, la sua valutazione. È difficile, però, non convenire che le loro prese di posizione programmatiche in materia di ecologia e di sociale sono molto tiepide. Sono partiti che hanno accettato il sistema liberista e i loro timidi tentativi per contrastarlo sono inibiti dalle contraddizioni interne ai due partiti. Il poco che vorrebbero fare è poi largamente respinto dalle coalizioni di governo ad ampio raggio che da dieci anni sono la norma in Italia e che sono governate da tecnici graditi e consigliati dalla “troika o più precisamente dai potentati economici e finanziari che essa rappresenta a livello europeo e americano.
La nostra ambizione puo’ essere ridotta al tentativo di salvare o di fare eleggere per ogni “partitino” un microscopico manipolo di deputati e di senatori? Un piccolo successo sarebbe sicuramente utile a loro stessi ed ai loro partiti ma il loro impatto sulla legislazione sarebbe altrettanto infimo, quando le esigenze sociali delle persone e dell’ambiente sono enormi e crescenti.
Cosa serve ora
Ciò che serve ora è un soggetto nuovo, fortemente ecologista e decisamente orientato al sociale che, partendo da un programma unico e condiviso, tenti di andare oltre il 10%. Con 25/30 deputati e senatori si comincerebbe a pesare, essere ascoltati e conosciuti, a far rumore quando necessario. Il programma deve essere elaborato collettivamente dalla base elettorale tramite proposte,discussioni e votazioni fisiche e telematiche. Solo il supporto di piattaforme digitali potrà, comunque, stimolare e permettere una larga partecipazione popolare egualitaria.
Allora? Dati i pessimi risultati del passato né i verdi, né i rossi possono essere soddisfatti e nulla indica che andrà meglio nel prossimo futuro. Ma né la CO2 né la povertà si fermeranno davanti a buone intenzioni, ideologie, difese di parrocchia. https// primalepersone.eu
L’esempio francese
La France Insoumise, nelle elezioni presidenziali del 2017, fondendo copiosamente il rosso e il verde nel suo programma “L’avenir en commun” aveva portato Melanchon al 19%, a un pelo dal secondo turno. Ora, LFI ed i Verdi si presenteranno separati alle prossime elezioni del 10 aprile 2022 e gli ultimi sondaggi (21 gennaio) danno rispettivamente Melanchon a 11% e il verde Jadot a 5% con un totale di 16%. https// linternaute.com Anche se sono risultati che a noi fanno sognare, questa disunione segnerà la fine di Melanchon per la Presidenza ed un arretramento per tutta l’area ecologista e sociale, la sua spinta ascensionale, la sua credibilità. Peccato perché quest’anno con 19% Melanchon supererebbe il primo turno.
Cosa risulta dall’unione del verde e del rosso
In politica ne risulta il colore della pelle di ogni persona al mondo, di tutti i poveri del mondo, di tutti coloro che si battono per un mondo vivibile e per una società giusta, egualitaria, partecipativa, senza armi in un mondo pulito, bello, gradevole dove la casa comune e tutti i suoi abitanti si curano a vicenda. Cosa dobbiamo fare lo sappiamo. Nessuno lo farà per noi.
