Il professionalismo in politica.

Max Weber è ritenuto ancora oggi il padre della sociologia moderna. Non fu il primo sociologo su terra, ma probabilmente il più grande. Una larga parte della sua opera ha riguardato la politica, i partiti, la vita democratica. I suoi scritti sono ancora oggi dei testi fondamentali per l’insegnamento nei corsi universitari di Scienze Politiche e Sociologia. Un secolo addietro ed esattamente nel 1919, Max Weber ha scritto testi fondamentali come ” La politica come professione” e “Parlamento e Governo” che sono ancora oggi dei geniali condensati di analisi e di previsione di cosa sarebbe accaduto nelle nascenti democrazie rappresentative occidentali.
La Repubblica di Weimar. Residendo, Weber, in Germania il suo lavoro si riferiva specificatamente al suo paese dove, sulla scia dei suoi insegnamenti fu formulata la Costituzione della Repubblica di Weimar” insediata nel 1918 e spazzata via, nel 1933, dal nazional-socialismo hitleriano che Weber non conobbe, essendo deceduto il 14 giugno 1920. Descriviamo brevemente quali sono ancora le predizioni più longimiranti di Max Weber in merito allo Stato democratico, ai partiti, ai delegati parlamentari, ai funzionari di stato:

Precisiamo che la sua interpretazione della politica moderna è attraversata da un pessimismo di fondo sull’avvenire della democrazia e delle libertà dei cittadini nel contesto del capitalismo , della burocrazia statale, e delle attitudini degli attori politici in campo. L’approccio analitico obiettivo del sociologo ha messo rapidamente a fuoco i problemi che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Dello Stato. Lo Stato, o precisando meglio, lo Stato burocratico è considerato da Weber tecnicamente il migliore in confronto ad altre forme precedenti di amministrazione ma, secondo l’autore, cela il pericolo di un accrescimento di un potere politico non controbilanciato. Lo stato burocratico ha la tendenza a invadere la totalità dell’esistenza dei cittadini, togliendo loro delle libertà personali. Quasi inamovibili per statuto, i pubblici funzionari finiscono di acquisire anche delle funzioni proprie alla politica. Senza contropoteri popolari lo stato tende a diventare una istituzione antidemocratica.
Dei partiti di massa. I nuovi partiti di massa si differenziano dai vecchi partiti composti da nobili, nati dopo l’avvento della borghesia che doveva difendere i suoi interessi nei parlamenti. I deputati borghesi non erano dei professionisti della politica e il loro reddito non dipendeva dalla loro carica parlamentare. Con la crescita dell’organizzazione politica delle masse, permessa dall’estensione del diritto di voto, i nuovi partiti ” di massa” che le rappresentano sono le organizzazioni nelle quali si forgiano e si selezionano i candidati alle cariche parlamentari. I partiti di massa, strutturati e contrapposti, diventano piano piano i nuovi possenti organi del potere, potere che serve conquistare con il voto e conservare. Ne consegue la professionalizzazione dei partiti retti da leaders carismatici e strutturati in piramide con in basso la base elettorale , i militanti e in cima i vertici. Max Weber definisce questa evoluzione una “democrazia plebiscitaria” dove tutti gli aderenti ad un partito devono assoggettarsi totalmente al capo carismatico. Questa forma e queste modalita gerarchizzate, prevede Weber, saranno quelle che, nel futuro, saranno assunte dalle moderne democrazie basate sul suffragio universale.
Il professionalismo. Piano piano i politici hanno effettivamente trasformato il loro mandato, nei partiti e nei parlamenti, in professione. Essi vivono per e tramite la politica. Alla testa dei partiti o nei parlamenti, molti politici hanno fatto solo quello nella vita, sopratutto nei partiti che hanno saputo conservarsi a lungo al potere. Sovente la scalata si è fatta dal basso : sindaci, consiglieri regionali, deputati e senatori mentre molti altri hanno fatto le loro prime armi nelle istanze del loro partito.Tanti politici hanno cosi’ abbandonato la loro professione precedente e hanno perseguito la “carriera politica” diventata la loro fonte di reddito. La conseguenza del professionalismo fa’ si che i “permanenti” tendono a monopolizzare tutti i poteri a fronte dei novizi. Forti della loro presa sugli elettori, sulle loro competenze acquisite negli ingranaggi delle istituzioni, hanno molti argomenti per difendere le loro successive mandature. Questo è l’essenza della loro professionalizzazione.
Quali sono i detentori del primato di longevità partitica e parlamentare ? In italia il numero uno è stato Giulio Andreotti, eletto deputato all’Assemblea Costituente nel 1946 e uscito dal Parlamento nel 2013 con i piedi davanti , 67 anni, tanti quanti è rimasto al potere il longevo imperatore Austro-Ungarico, Cecco Beppe. Ovviamente Andreotti non ha governato da solo in una repubblica democratica. Su un arco temporale di 67 anni, Andreotti é stato al governo per 35 anni e 7 mesi, ricoprendo 38 volte il ruolo di ministro o sottosegretario. Meno notori, Emilio Colombo ha trascorso 32 anni al governo ed ha partecipato a 36 governi su 50 tra il 1946 ed il 1994. E’ il primato assoluto. Seguono poi Remo Gaspari 24 anni e 7 mesi, Paolo Emilio Taviani 21 anni e 8 mesi nella “governance” della Repubblica italiana. Tutti fedelmente membri della Democrazia Cristiana. Questa longevità, i suoi compromessi sclerotizzanti e le sue compromissioni con altri poteri quantomeno opachi, sono state le cause principali del naufragio di questo radicatissimo partito popolare anche se per lui non è caduto nessun muro di Vaticano.
Tuttavia recentemente tanti nuovi partiti sono sorti dappertutto in Europa ed hanno anche progredito rapidamente. I loro eletti, freschi di nomina e con poca storia partitica, a fronte degli scafati professionisti di altri partiti, fanno facilmente magre figure e tendono a tenere posture agressive nei loro interventi per farsi conoscere e valere. Imparando ” il mestiere” piano piano entrano nella routine dei più esperimentati, riducendo la loro ambizione sulle programmatiche iniziali, quelle per le quali erano stati eletti. Quelli che non sono soddisfatti della pressione piramidale del loro partito o del loro gruppo parlamentare sovente cambiano casacca , non raramente per garantirsi candidature successive, compromesse nel loro partito. Non per nulla, il defunto ministro gollista francese Charles Pasqua, a chi gli obiettava che i politici raramente rispettavano le loro promesse elettorali, rispondeva divertito : ” Le promesse elettorali impegnano solo chi le ha udite!”.
Weber aveva visto giusto? Pare proprio di sì.
*** Fonti consultate : SPI Storia, Politica,Informazione. Cairn.info . Wikipedia.